Quella che scatta il primo luglio sarà la prima free agency con le regole del nuovo contratto collettivo: ricavi maggiori per le squadre di fascia medio bassa e più limiti alle spese delle grandi. E per i Lakers potrebbe essere dura da accettare
Allo scoccare della mezzanotte del primo luglio, tutto
quello che rimarrà della stagione del lockout saranno i resti dei
coriandoli lasciati dalla parata della vittoria a Miami. Ma sarà anche
l'inizio del mercato dei free agent per la prima volta con le regole del
nuovo contratto collettivo, che nelle speranze dell'Nba dovrebbe
cambiare il volto della lega. La condivisione dei profitti sarà molto
più elevata e ci saranno pesanti penalità per chi sfonderà il tetto
della luxury tax.
La durata massima dei contratti dei free agent che cambieranno squadra
sarà di 4 anni, con aumento annuale limitato al 4,5%. E niente più sign-and-trade,
il meccanismo che ha aiutato Miami a prendere LeBron James e Chris
Bosh. Ma che vuol dire tutto questo? Che il pezzo più pregiato
dell'anno, Deron Williams, otterà comunque un contratto pesante, ma che a
squadre come i Lakers costerà molto di più continuare ad essere i
Lakers.
Mavs, i precursori —
"Credo che il nuovo contratto collettivo cambierà il mercato - dice
Larry Coon, giornalista di Espn esperto in materia di salary cap -.
Osservando il modello finanziario messo in piedi, la situazione rispetto
al vecchio accordo cambierà completamente. Nel vecchio sistema,
infatti, tutte le franchigie cercavano di inserire tre stelle nel
roster, ma visto che non ci sono 90 fuoriclasse per le esigenze di 30
squadre, molti ne inserivano due di assoluto livello e uno un gradino
sotto ma che veniva pagato come gli altri. Questo accadrà sempre meno. E
il primo segno di questa tendenza c'è già stato: la scelta di Dallas di
non rinnovare lo scorso anno il contratto di Tyson Chandler. I
Mavericks avevano vinto l'anello, e col vecchio sistema sarebbero stati
inclini a mantenere inalterata la squadra. Invece hanno capito che non
potevano più permettersi di pagare tutti quei soldi per uno come
Chandler e hanno deciso di fare un passo indietro per questa stagione.
Penso che ora anche il resto della lega spenderà molto meno per
giocatori di quel tipo".
lakers, situazione difficile —
Se persino Mark Cuban, uno famoso per non badare a spese, cambia
atteggiamento, allora è proprio vero che i tempi stanno cambiando. Ma le
novità rischiano di essere davvero drammatiche a Los Angeles, dove i
Lakers, reduci da due eliminazioni consecutive nelle semifinali a Ovest,
sperano di poter inseguire un altro paio di titoli spremendo l'ultima
goccia di classe da Kobe Bryant ma ad un costo che potrebbe diventare
insostenibile. Secondo la nuova ripartizione dei profitti e i pagamenti
della luxury tax, infatti, se i Lakers riproponessero nel 2012-13 la
stessa squadra di quest'anno con un monte salari di 90 milioni di
dollari, il costo lieviterebbe a 140 milioni. E anche per i Lakers, dove
i soldi non sono mai mancati, sarebbe un bel colpo. "Non credo che in
molti verseranno fiumi di lacrime in Nba per i Lakers - ha dichiarato un
dirigente Nba -. Se pensano di avere il 20-25% di possibilità di
vincere il titolo con quello che avevano l'anno scorso, forse vale la
pena provarci anche spendendo 90 milioni, considerando soprattutto la
loro storia e quello che chiede loro la piazza. Ma vale davvero la pena
fare un tentativo se il prezzo sale di 50 milioni?".
Che dirà kobe? —
I Lakers comunque aveano provato già la scorsa stagione a ridurre il
monte ingaggi. Avevano provato a spedire Lamar Odom a New Orleans. Poi,
quando il commissioner David Stern ha posto il veto su quella trade,
l'hanno mandato a Dallas per una trade excpetion e una futura prima
scelta al draft. E hanno spedito Derek Fisher e la scelta ottenuta
nell'affare Odom a Houston alla scadenza del mercato, con una mossa
fatta chiaramente per ridurre il monte salari. "Sono curioso di vedere
come reagirà Kobe Bryant a questa nuova situazione - rincara la dose
Coon -. Tutte le mosse recenti dei Lakers sono state fatte per un solo
motivo: ridurre i salari. Avevano persino una trade exception e non
l'hanno usata". Ma come reagirebbe Bryant se i Lakers avessero bisogno
di riempire un buco in quintetto per la prossima stagione e decidessero
di non farlo come hanno fatto finora? "Credo che non ci sia dubbio su
quanto sia più severa la luxury tax - racconta l'agente Mike Bartelstein
-: metterà un freno ai contratti lunghi, specialmente per quelle
squadre che da sempre spendono tanto".
Obiettivo equilibrio —
Quello che i proprietari hanno sempre sostenuto durante le trattative
per il rinnovo del contratto dei giocatori è che le nuove regole
(compreso alzare la spesa minima del monte ingaggi dal 75% del salary
cap all'85% nei primi due anni del nuovo accordo e al 90% nel terzo
anno), combinate all'aumento della divisione dei ricavi e all'aumento
dei pagamenti per la luxury tax, avrebbero permesso anche alle squadre
dei mercati più piccole di rivolgersi al mercato dei free agent come una
delle vie per diventare team da titolo. "In fondo le entrate sono
direttamente proporzionali alle vittorie, quindi le squadre dovranno
decidere di essere competitive - dice Bartelstein -. Lottare per il
titolo e dare speranza ai tifosi si può fare solo mettendo insieme
squadre migliori con giocatori migliori".
Le ricadute sul mercato —
"Il nuovo sistema raffredderà senza dubbio il mercato dei top team -
sostiene un dirigente di una squadra della Eastern Conference -. Ma
credo che la situazione rimarrà comunque interessante grazie alle
squadre di fascia bassa. Nella lega ci sono ancora tanti modi di
spendere soldi. E uno di questi sarebbe per esempio prendere una squadra
come Sacramento, recapitarle assegni da 10-20 milioni di dollari per la
spartizione dei ricavi e vederli spendere quella cifra per prendere
giocatori. Ed è l'unico modo per loro per diventare attraenti, perché
Sacramento non sarà mai una destinazione popolare come L.A., New York,
Miami o Chicago. Ovviamente potrebbero semplicemente tenersi i soldi in
tasca, ma sono sicuro che inizierebbero a spenderli". Ma Coon non pensa
che questo sia uno scenario plausibile, perché un aumento dei ricavi non
cambierebbe radicalmente le cose: "Credo che l'effetto principale sarà
quello di riportare coi piedi per terra le squadre che spendono troppo -
dice - San Antonio è da sempre la dimostrazione che non c'è bisogno di
buttare via i soldi se si fanno le cose nel modo giusto. Credo però che
le nuove regole potrebbero dare una mano a squadre come Memphis, Indiana
e Sacramento a diventare competitive e a restarci".
I giocatori —
Guardando alla situazione dal punto di vista dei giocatori, gente come i
restricted free agent Eric Gordon e Roy Hibbert continueranno ad avere
contratti pesanti, sia dalle loro squadre che da altre. Ci sarà sempre
chi avrà voglia di spendere. Ma sarà anche più probabile vedere veterani
dover affrontare la scelta che si è presentata a Shane Battier la
scorsa stagione: accettare contratti importanti, 18-20 milioni di
dollari, da squadre di fascia mediobassa o puntare ad inseguire il
titolo e accontentarsi da un triennale da 9 milioni a Miami. "Saranno
sempre meno quelli che potranno guadagnare cifre importanti" racconta il
dirigente Nba. Le grandi star continueranno quindi a fare una montagna
di soldi. Saranno i giocatori di fascia media che vedranno i loro
guadagni scendere significativamente. "Le nuove regole renderanno tutto
più equilibrato - racconta Coon -. Tante squadre avranno un po' di aiuto
e qualche grande verrà penalizzata. Il proposito non era quello di
avere tutte le 30 squadre gestite a piacimento con la possibilità di
buttare via soldi, ma quello di dare a tutte, se ben gestite, la
possibilità di essere competitive". Se il modello funzionerà o meno si
inizierà a capirlo dal primo luglio, l'alba di una nuova era. "Credo cge
alla fine il modo migliore per aumentare il valore di una franchigia
sia quello di vincere, che comporta l'aumento dei ricavi - è la tesi di
Bartelstein -. E se hai più ricavi c'è tanto che puoi fare. Detto
questo, sarei comunque veramente deluso se le squadre di livello
medio-basso non cominciassero ad entrare in gioco per prendere i
giocatori migliori. Ho sempre creduto che ci siano un sacco di persone
competitive nella Nba. Penso che ora lo scopriremo".
Gazzetta dello Sport
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