mercoledì 27 giugno 2012

Inizia la nuova era del mercato, anche le piccole hanno chance

Quella che scatta il primo luglio sarà la prima free agency con le regole del nuovo contratto collettivo: ricavi maggiori per le squadre di fascia medio bassa e più limiti alle spese delle grandi. E per i Lakers potrebbe essere dura da accettare

 

Allo scoccare della mezzanotte del primo luglio, tutto quello che rimarrà della stagione del lockout saranno i resti dei coriandoli lasciati dalla parata della vittoria a Miami. Ma sarà anche l'inizio del mercato dei free agent per la prima volta con le regole del nuovo contratto collettivo, che nelle speranze dell'Nba dovrebbe cambiare il volto della lega. La condivisione dei profitti sarà molto più elevata e ci saranno pesanti penalità per chi sfonderà il tetto della luxury tax. La durata massima dei contratti dei free agent che cambieranno squadra sarà di 4 anni, con aumento annuale limitato al 4,5%. E niente più sign-and-trade, il meccanismo che ha aiutato Miami a prendere LeBron James e Chris Bosh. Ma che vuol dire tutto questo? Che il pezzo più pregiato dell'anno, Deron Williams, otterà comunque un contratto pesante, ma che a squadre come i Lakers costerà molto di più continuare ad essere i Lakers.
 
Mavs, i precursori "Credo che il nuovo contratto collettivo cambierà il mercato - dice Larry Coon, giornalista di Espn esperto in materia di salary cap -. Osservando il modello finanziario messo in piedi, la situazione rispetto al vecchio accordo cambierà completamente. Nel vecchio sistema, infatti, tutte le franchigie cercavano di inserire tre stelle nel roster, ma visto che non ci sono 90 fuoriclasse per le esigenze di 30 squadre, molti ne inserivano due di assoluto livello e uno un gradino sotto ma che veniva pagato come gli altri. Questo accadrà sempre meno. E il primo segno di questa tendenza c'è già stato: la scelta di Dallas di non rinnovare lo scorso anno il contratto di Tyson Chandler. I Mavericks avevano vinto l'anello, e col vecchio sistema sarebbero stati inclini a mantenere inalterata la squadra. Invece hanno capito che non potevano più permettersi di pagare tutti quei soldi per uno come Chandler e hanno deciso di fare un passo indietro per questa stagione. Penso che ora anche il resto della lega spenderà molto meno per giocatori di quel tipo".
 
lakers, situazione difficile Se persino Mark Cuban, uno famoso per non badare a spese, cambia atteggiamento, allora è proprio vero che i tempi stanno cambiando. Ma le novità rischiano di essere davvero drammatiche a Los Angeles, dove i Lakers, reduci da due eliminazioni consecutive nelle semifinali a Ovest, sperano di poter inseguire un altro paio di titoli spremendo l'ultima goccia di classe da Kobe Bryant ma ad un costo che potrebbe diventare insostenibile. Secondo la nuova ripartizione dei profitti e i pagamenti della luxury tax, infatti, se i Lakers riproponessero nel 2012-13 la stessa squadra di quest'anno con un monte salari di 90 milioni di dollari, il costo lieviterebbe a 140 milioni. E anche per i Lakers, dove i soldi non sono mai mancati, sarebbe un bel colpo. "Non credo che in molti verseranno fiumi di lacrime in Nba per i Lakers - ha dichiarato un dirigente Nba -. Se pensano di avere il 20-25% di possibilità di vincere il titolo con quello che avevano l'anno scorso, forse vale la pena provarci anche spendendo 90 milioni, considerando soprattutto la loro storia e quello che chiede loro la piazza. Ma vale davvero la pena fare un tentativo se il prezzo sale di 50 milioni?".
 
Che dirà kobe? I Lakers comunque aveano provato già la scorsa stagione a ridurre il monte ingaggi. Avevano provato a spedire Lamar Odom a New Orleans. Poi, quando il commissioner David Stern ha posto il veto su quella trade, l'hanno mandato a Dallas per una trade excpetion e una futura prima scelta al draft. E hanno spedito Derek Fisher e la scelta ottenuta nell'affare Odom a Houston alla scadenza del mercato, con una mossa fatta chiaramente per ridurre il monte salari. "Sono curioso di vedere come reagirà Kobe Bryant a questa nuova situazione - rincara la dose Coon -. Tutte le mosse recenti dei Lakers sono state fatte per un solo motivo: ridurre i salari. Avevano persino una trade exception e non l'hanno usata". Ma come reagirebbe Bryant se i Lakers avessero bisogno di riempire un buco in quintetto per la prossima stagione e decidessero di non farlo come hanno fatto finora? "Credo che non ci sia dubbio su quanto sia più severa la luxury tax - racconta l'agente Mike Bartelstein -: metterà un freno ai contratti lunghi, specialmente per quelle squadre che da sempre spendono tanto".
 
Obiettivo equilibrio Quello che i proprietari hanno sempre sostenuto durante le trattative per il rinnovo del contratto dei giocatori è che le nuove regole (compreso alzare la spesa minima del monte ingaggi dal 75% del salary cap all'85% nei primi due anni del nuovo accordo e al 90% nel terzo anno), combinate all'aumento della divisione dei ricavi e all'aumento dei pagamenti per la luxury tax, avrebbero permesso anche alle squadre dei mercati più piccole di rivolgersi al mercato dei free agent come una delle vie per diventare team da titolo. "In fondo le entrate sono direttamente proporzionali alle vittorie, quindi le squadre dovranno decidere di essere competitive - dice Bartelstein -. Lottare per il titolo e dare speranza ai tifosi si può fare solo mettendo insieme squadre migliori con giocatori migliori".
 
Le ricadute sul mercato "Il nuovo sistema raffredderà senza dubbio il mercato dei top team - sostiene un dirigente di una squadra della Eastern Conference -. Ma credo che la situazione rimarrà comunque interessante grazie alle squadre di fascia bassa. Nella lega ci sono ancora tanti modi di spendere soldi. E uno di questi sarebbe per esempio prendere una squadra come Sacramento, recapitarle assegni da 10-20 milioni di dollari per la spartizione dei ricavi e vederli spendere quella cifra per prendere giocatori. Ed è l'unico modo per loro per diventare attraenti, perché Sacramento non sarà mai una destinazione popolare come L.A., New York, Miami o Chicago. Ovviamente potrebbero semplicemente tenersi i soldi in tasca, ma sono sicuro che inizierebbero a spenderli". Ma Coon non pensa che questo sia uno scenario plausibile, perché un aumento dei ricavi non cambierebbe radicalmente le cose: "Credo che l'effetto principale sarà quello di riportare coi piedi per terra le squadre che spendono troppo - dice - San Antonio è da sempre la dimostrazione che non c'è bisogno di buttare via i soldi se si fanno le cose nel modo giusto. Credo però che le nuove regole potrebbero dare una mano a squadre come Memphis, Indiana e Sacramento a diventare competitive e a restarci".

I giocatori — Guardando alla situazione dal punto di vista dei giocatori, gente come i restricted free agent Eric Gordon e Roy Hibbert continueranno ad avere contratti pesanti, sia dalle loro squadre che da altre. Ci sarà sempre chi avrà voglia di spendere. Ma sarà anche più probabile vedere veterani dover affrontare la scelta che si è presentata a Shane Battier la scorsa stagione: accettare contratti importanti, 18-20 milioni di dollari, da squadre di fascia mediobassa o puntare ad inseguire il titolo e accontentarsi da un triennale da 9 milioni a Miami. "Saranno sempre meno quelli che potranno guadagnare cifre importanti" racconta il dirigente Nba. Le grandi star continueranno quindi a fare una montagna di soldi. Saranno i giocatori di fascia media che vedranno i loro guadagni scendere significativamente. "Le nuove regole renderanno tutto più equilibrato - racconta Coon -. Tante squadre avranno un po' di aiuto e qualche grande verrà penalizzata. Il proposito non era quello di avere tutte le 30 squadre gestite a piacimento con la possibilità di buttare via soldi, ma quello di dare a tutte, se ben gestite, la possibilità di essere competitive". Se il modello funzionerà o meno si inizierà a capirlo dal primo luglio, l'alba di una nuova era. "Credo cge alla fine il modo migliore per aumentare il valore di una franchigia sia quello di vincere, che comporta l'aumento dei ricavi - è la tesi di Bartelstein -. E se hai più ricavi c'è tanto che puoi fare. Detto questo, sarei comunque veramente deluso se le squadre di livello medio-basso non cominciassero ad entrare in gioco per prendere i giocatori migliori. Ho sempre creduto che ci siano un sacco di persone competitive nella Nba. Penso che ora lo scopriremo".

Gazzetta dello Sport

 

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